Bunker Fuels oggi e domani

Benvenuto nel Blog dedicato ai carburanti navali, anche chiamati Bunker Fuels,
una famiglia di prodotti che in Italia vende 3,4 milioni di tonn/anno corrispondenti al 5% del consumo totale di prodotti petroliferi del Paese (dati 2009). Poca cosa in rapporto al turnover delle navi nei porti nazionali, pochissima se confrontata con gli erogati marina di altri Paesi UE (Rotterdam 13,4mln di tonn, Gibilterra 4,5 Pireo 3,2 ecc). Segno di scarsa efficienza/ competitività del sistema di rifornimento italiano. Trascurato dalle Oil-Companies che non hanno investito in questo business, svalorizzato da Clienti Navali attenti solo al prezzo più basso.

Ma questo Blog è sopratutto rivolto al futuro, ormai vicino. Già impegnato a usare fuels a basso zolfo in porto e nelle acque costiere il trasporto navale avrà un obbligo di decarbonizzazione anche globale, purtroppo con costi crescenti. L'offerta di carburanti alternativi a basso impatto (NLG, Biorinnovabili, ecc) e di Scrubbers (dispositivi di lavaggio dei gas di scarico) sono le due sole direttrici tecnologicamente mature oggi percorribili.

Ogni visita, ogni contributo - anche critico - saranno benvenuti.
I due website collegati, che ti invitiamo a visitare sono accessibili liberamente cliccando sui due Logo qui a fianco

venerdì 20 maggio 2011

Technology Outlook 2020 by DNV

Ricco di analisi di scenario e di proiezioni sull'impiego di tecnologie de-carbonizzanti e "risparmiose", esce il tradizionale aggiornamento di prospettiva tecnologica in versione shipping curato da Det Norske Veritas.  92 pagine di grafici e tabelle per capire come il trasporto navale potrà avvalersi di ricerca e innovazione.
Questo il link per sfogliare l'outlook:
  http://issuu.com/dnv.com/docs/technology_outlook_2020_lowres

lunedì 9 maggio 2011

Bunkerworld Conference 2011: Scrubbers favoriti

Depurare i gas di scarico a bordo è vista come la soluzione di gran lunga più efficace ed efficiente rispetto alla conversione di residuo in distillato in raffineria, dal punto di vista del contenimento "lifecycle" della CO2. E' quanto emerso dalla Bunkerworld Conference 2011 di Atene la settimana scorsa. Il processo necessario per trasformare una tonn. di olio combustibile pesante (HFO) in gasolio produrrebbe infatti 350kg di CO2 in stabilimento, mentre lavare  con acqua di mare il gas che quella stessa tonn di HFO emette dai motori di bordo ne libererebbe solo 80Kg secondo Robin Meech, Direttore di Marine&Energy Consulting Ltd.
Argomentazioni e conclusioni condivise anche da altri esperti intervenuti nella discussione sia pure con valutazioni numeriche meno estreme. Secondo Eddy Van Bouwel, capo dell' International Petroleum Industry Environment Conservation Association, la tipica raffineria europea riconfigurata sul modello americano (che converte tutto il residuo in distillato) aumenterebbe l'emissione di anidride carbonica del 50%. Anche per Exxon-Mobil il saldo è a sfavore della raffinazione: per Sowmi  Krishnamurthy, General Manager Europe/Middle East/  Marine Fuels, la rimozione di zolfo in raffineria libererebbe una maggiore quantità di CO2 (rispetto allo scrubbing) compresa tra il  3 al 10%.  Tutto ciò a prescindere dalla entità dell'investimento, davvero imponente, e dai tempi per realizzarlo.